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Per segnalare un progetto al Comitato Redazionale contattare Renato Ongania al numero 331 9410396.
 
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== Manifesto (in fase di redazione) ==
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Con la pandemia Covid-19 si è avviato un nuovo periodo della solidarietà, si riscontra una crisi delle sue forme tradizionali di Solidarietà.
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Si può presumere che tutte le vie possibili per uscire da una crisi verranno percorse:
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* una parte delle vecchie forme di solidarietà resterà in vita, mentre altre non saranno in futuro altrettanto diffuse quanto in passato;
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* si assisterà alla nascita di nuove forme, di cui alcuni elementi cominciano già a emergere.
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La solidarietà trascende oggi in misura assai maggiore che in passato le differenze culturali, sociali, etniche, nazionali e di genere, mentre prima la solidarietà superava tutt'al più le barriere sociali, a volte le distinzioni legate alla nazionalità e al genere: il fondamento di legittimità era dato comunque quasi sempre dall'eguaglianza.
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Per citare le parole di Hondrich e Koch-Arzberger, "la solidarietà è unione nonostante la differenza, nonostante l'ineguaglianza (e presuppone dunque la differenziazione sociale)" (v. Hondrich e Koch-Arzberger, 1992, p. 13). Ciò implica peraltro che il processo di differenziazione abbia incluso la solidarietà stessa, portando a una pluralizzazione della solidarietà in molteplici forme e contenuti. La pluralizzazione investe anche coloro che mettono in pratica e sperimentano la solidarietà; i gruppi di solidarietà del tipo più diverso mostrano una composizione sorprendentemente eterogenea. La pluralizzazione com'è noto comporta anche l'individualizzazione. Nella misura in cui questo processo porta a un individualismo egoistico, non può che pregiudicare, come del resto molti temono, il potenziale della solidarietà sociale. Ma il processo di individualizzazione ha un carattere ambivalente, che ha come altra faccia l'aumento, seppure sempre relativo, dell'autonomia individuale (v. Zoll, 1992). Van der Loo e Van Reijen (v., 1992, pp. 194 s.) parlano addirittura a questo proposito di un paradosso dell'individualizzazione. Quando tale processo è inteso come "moltiplicarsi delle alternative d'azione che si offrono al singolo a seguito dell'allentarsi dei vincoli sociali tradizionalmente costrittivi, non è più in contrasto con la solidarietà, ma ne costituisce anzi il presupposto" (v. Hondrich e Koch-Arzberger, 1992, p. 25).
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Un altro aspetto della trasformazione della solidarietà è stato finora affrontato solo in modo implicito o marginale. Di fronte ai fenomeni di burocratizzazione nelle istituzioni della solidarietà sociale, così come negli apparati delle organizzazioni sindacali, non sorprende che i giovani spesso non possano iniziare con queste forme istituzionali, ma preferiscano vivere la solidarietà nella dimensione quotidiana.
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Fin quando la solidarietà operaia rimase ancorata al mondo di vita improntato alla cultura operaia e alla cooperazione dei lavoratori, restava sempre anche in un certo senso una solidarietà quotidiana. Ma quanto più manca alla solidarietà operaia questa dimensione del quotidiano, del mondo di vita, tanto più emergono in primo piano i suoi aspetti negativi - la coercizione e l'egoismo del gruppo - che portano alla sua disgregazione.
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I giovani sviluppano nuove forme di solidarietà quotidiana, che vanno dall'aiuto reciproco per il superamento dei problemi della vita di tutti i giorni - ad esempio la costituzione di comuni - ai gruppi d'asilo, ecc.
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Quando al posto della solidarietà fondata sull'eguaglianza della condizione di salariati e degli interessi che ne derivano subentrano forme in parte nuove, e nello stesso tempo 'reinventate', di solidarietà quotidiana, questa verrà favorita in modo decisivo da quei processi comunicativi che costituiscono gli elementi della nuova cultura comunicativa dei giovani.
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In questa nuova cultura (v. Zoll, 1992) tutto viene discusso e analizzato - ogni affermazione, ogni decisione devono legittimarsi nel corso di un processo comunicativo. Possiamo così indicare altri due processi della trasformazione della solidarietà, la 'quotidianizzazione' e l'universalizzazione. L'agire comunicativo da un lato è ancorato alla quotidianità del mondo di vita (v. Habermas, 1981), dall'altro implica nei principî che lo guidano la possibilità di universalizzazione. Questa tendenza fa riscontro alla 'riduzione' dell'eguaglianza alla sua forma più astratta, all'eguaglianza come esseri umani, che implica nello stesso tempo una universalizzazione. La dinamica del  della solidarietà può dunque essere definita come un insieme di processi di differenziazione, individualizzazione e pluralizzazione, di quotidianizzazione e universalizzazione. Detto in altri termini, il mutamento socioculturale della solidarietà è un processo della modernizzazione.

Versione delle 16:16, 15 apr 2020

La Solidarietà come "intreccio"

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La redazione delle voci è affidata ad un Comitato Redazionale composto da volontari.

Per segnalare un progetto al Comitato Redazionale contattare Renato Ongania al numero 331 9410396.

Manifesto (in fase di redazione)

Con la pandemia Covid-19 si è avviato un nuovo periodo della solidarietà, si riscontra una crisi delle sue forme tradizionali di Solidarietà.

Si può presumere che tutte le vie possibili per uscire da una crisi verranno percorse:

  • una parte delle vecchie forme di solidarietà resterà in vita, mentre altre non saranno in futuro altrettanto diffuse quanto in passato;
  • si assisterà alla nascita di nuove forme, di cui alcuni elementi cominciano già a emergere.

La solidarietà trascende oggi in misura assai maggiore che in passato le differenze culturali, sociali, etniche, nazionali e di genere, mentre prima la solidarietà superava tutt'al più le barriere sociali, a volte le distinzioni legate alla nazionalità e al genere: il fondamento di legittimità era dato comunque quasi sempre dall'eguaglianza.

Per citare le parole di Hondrich e Koch-Arzberger, "la solidarietà è unione nonostante la differenza, nonostante l'ineguaglianza (e presuppone dunque la differenziazione sociale)" (v. Hondrich e Koch-Arzberger, 1992, p. 13). Ciò implica peraltro che il processo di differenziazione abbia incluso la solidarietà stessa, portando a una pluralizzazione della solidarietà in molteplici forme e contenuti. La pluralizzazione investe anche coloro che mettono in pratica e sperimentano la solidarietà; i gruppi di solidarietà del tipo più diverso mostrano una composizione sorprendentemente eterogenea. La pluralizzazione com'è noto comporta anche l'individualizzazione. Nella misura in cui questo processo porta a un individualismo egoistico, non può che pregiudicare, come del resto molti temono, il potenziale della solidarietà sociale. Ma il processo di individualizzazione ha un carattere ambivalente, che ha come altra faccia l'aumento, seppure sempre relativo, dell'autonomia individuale (v. Zoll, 1992). Van der Loo e Van Reijen (v., 1992, pp. 194 s.) parlano addirittura a questo proposito di un paradosso dell'individualizzazione. Quando tale processo è inteso come "moltiplicarsi delle alternative d'azione che si offrono al singolo a seguito dell'allentarsi dei vincoli sociali tradizionalmente costrittivi, non è più in contrasto con la solidarietà, ma ne costituisce anzi il presupposto" (v. Hondrich e Koch-Arzberger, 1992, p. 25).

Un altro aspetto della trasformazione della solidarietà è stato finora affrontato solo in modo implicito o marginale. Di fronte ai fenomeni di burocratizzazione nelle istituzioni della solidarietà sociale, così come negli apparati delle organizzazioni sindacali, non sorprende che i giovani spesso non possano iniziare con queste forme istituzionali, ma preferiscano vivere la solidarietà nella dimensione quotidiana.

Fin quando la solidarietà operaia rimase ancorata al mondo di vita improntato alla cultura operaia e alla cooperazione dei lavoratori, restava sempre anche in un certo senso una solidarietà quotidiana. Ma quanto più manca alla solidarietà operaia questa dimensione del quotidiano, del mondo di vita, tanto più emergono in primo piano i suoi aspetti negativi - la coercizione e l'egoismo del gruppo - che portano alla sua disgregazione.

I giovani sviluppano nuove forme di solidarietà quotidiana, che vanno dall'aiuto reciproco per il superamento dei problemi della vita di tutti i giorni - ad esempio la costituzione di comuni - ai gruppi d'asilo, ecc.

Quando al posto della solidarietà fondata sull'eguaglianza della condizione di salariati e degli interessi che ne derivano subentrano forme in parte nuove, e nello stesso tempo 'reinventate', di solidarietà quotidiana, questa verrà favorita in modo decisivo da quei processi comunicativi che costituiscono gli elementi della nuova cultura comunicativa dei giovani.

In questa nuova cultura (v. Zoll, 1992) tutto viene discusso e analizzato - ogni affermazione, ogni decisione devono legittimarsi nel corso di un processo comunicativo. Possiamo così indicare altri due processi della trasformazione della solidarietà, la 'quotidianizzazione' e l'universalizzazione. L'agire comunicativo da un lato è ancorato alla quotidianità del mondo di vita (v. Habermas, 1981), dall'altro implica nei principî che lo guidano la possibilità di universalizzazione. Questa tendenza fa riscontro alla 'riduzione' dell'eguaglianza alla sua forma più astratta, all'eguaglianza come esseri umani, che implica nello stesso tempo una universalizzazione. La dinamica del  della solidarietà può dunque essere definita come un insieme di processi di differenziazione, individualizzazione e pluralizzazione, di quotidianizzazione e universalizzazione. Detto in altri termini, il mutamento socioculturale della solidarietà è un processo della modernizzazione.